da Pisanotizie
L’annuncio del Presidente della Regione che dà una chiara indicazione rispetto al prossimo appuntamento referendario
“Al referendum del 12 giugno voterò 4 Sì. Un Sì sul legittimo impedimento. Un altro Sì per dire no al nucleare e infine altri due Sì per dire che l’acqua è, e deve restare, un bene pubblico, di tutti”. E’ questo l’annuncio fatto nella giornata di ieri dal Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, che rompe gli indugi e dà una chiara indicazione rispetto al prossimo appuntamento referendario.
“Penso che sia opportuno – spiega Rossi – dare la possibilità a cittadini e utenti di svolgere un ruolo diretto nella gestione dei nostri acquedotti. Cittadini-utenti che si organizzano, che oltre ad essere consumatori e pagare le bollette, investono anche nelle aziende dei servizi, diventando soci. Avremo così la garanzia che i profitti non verranno reinvestiti nei derivati ma resteranno sul territorio e saranno utilizzati per migliorare l’offerta dei servizi stessi.”
E nel dire il Sì ai quesiti referendum Rossi avanza alcune idee su possibili nuovi modelli di gestione dell’acqua: . “Tra il tutto-pubblico e il tutto-privato esiste un’altra possibilità, il privato sociale, le cooperative. Ci sono anche gli utenti e i cittadini che se si mettono insieme per partecipare alla gestione di società. Cittadini e utenti che oltre ad essere consumatori, possono svolgere un ruolo attivo nella gestione. Lo prevede l’art. 43 della nostra Costituzione”. L’articolo della carta citato dal governatore prevede che “a fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”.
“Entro luglio – annuncia poi il presidente della Toscana – approveremo in Giunta un’apposita proposta di legge sulla gestione dei servizi pubblici che conterrà anche questa opportunità. Oggi chi governa, chi fa l’amministratore pubblico ha il dovere di produrre non modelli teorici ma esempi concreti, come facevano le amministrazioni toscane negli anni ’70 con le scuole materne e i primi scuolabus. In questo modo i cittadini avranno chiaro che gli amministratori non sono tutti uguali. Non solo: così si produce anche innovazione nella gestione dei servizi, si sperimentano forme e modalità nuove, cosa resa sempre più necessaria anche a causa della carenza di risorse”.